lunedì 30 marzo 2009

Prevenzione bullismo Carabinieri a scuola


In cattedra il capitano Davide Colajanni, comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile di Cagliari e il luogotenente Mario Petrini, comandante della Stazione dei Carabinieri di Sant'Avendrace. L'appuntamento è stato nella scuola primaria di via Dessì Deliperi con l'obiettivo di sensibilizzare i più giovani ad una condotta responsabile. Bullismo, vandalismo e sostanze stupefacenti sono stati gli argomenti affrontati dal capitano Colajanni con una speciale e gradevole didattica interattiva a cui hanno partecipato anche gli esperti di addestramento dei cani antidroga. Il cane Mike, ha affascinato i bambini che hanno potuto apprendere la tecnica usata dai carabinieri nel loro lavoro, con l'ausilio di questo splendido animale.I militari hanno coinvolto gli studenti delle classi quarte e quinte elementari spiegando il ruolo dei carabinieri sul territorio, l'organizzazione territoriale e l'impegno nella prevenzione del crimine oltre ovviamente gli interventi quotidiani. Dall'ufficiale è arrivato il monito ad un maggior rispetto del compagno,degli insegnanti e del personale tutto e della cosa pubblica, invitando a segnalare alle famiglie e ai docenti eventuali episodi sospetti. Seguirà una visita degli alunni al comando regionale dei carabinieri di Via Sonnino.


L'UNIONE SARDA.it

Estorsione a scuola arrestato giovane studente

È FINITO IN CARCERE a 15 anni per estorsione. L’ultimo grave atto di bullismo scolastico è accaduto in una scuola superiore di Lecco dove un ragazzino, di origine albanese, è stato arrestato dagli agenti della Squadra mobile della Questura di Lecco. Una vicenda gravissima che ha avuto il suo epilogo nell’indagine condotta dalla Squadra mobile del capoluogo che con le indagini ha permesso di ricostruire la vicenda fino ad incastrare il giovane responsabile.
GLI EPISODI di bullismo erano stati compiuti da due ragazzi di 15 anni ai danni di un loro coetaneo da qualche mese. La gravità degli episodi è in crescendo fino all’estorsione. «Un ragazzo, quello che materialmente ha eseguito l’estorsione - ha spiegato il commissario capo Silvio Esposito, dirigente della Squadra mobile - è stato arrestato e ora si trova nel carcere minorile; mentre il secondo studente coinvolto è stato denunciato a piede libero». «SIAMO ARRIVATI a questo epilogo grazie alla collaborazione della scuola e all’attenzione degli insegnanti - ha aggiunto Esposito - che si sono rivolti alla Polizia di stato di fronte a questi gravi episodi». Tutto inizia qualche tempo fa con atti di bullismo e prevaricazione con cui i due quindicenni fanno vivere nel terrore il loro coetaneo. Poi, dopo la fase intimidatoria, i bulli tentano l’estorsione. «Per intimorire al massimo il ragazzo che subiva gli atti di bullismo - spiega il dirigente della Mobile - lo avevano convinto che il 15enne arrestato aveva una lunghissima serie di precedenti penali gravissimi tra cui il tentato omicidio e la rapina. Dopo aver ingenerato nel minore uno stato di ansia e timore tali da spingerlo ad accettare senza indugio tutte le loro richieste, sono arrivati all’estorsione. Il ragazzo ha però avuto la forza di reagire grazie all’aiuto degli insegnanti e della famiglia. Così è scattato l’arresto».
LA CIFRA RICHIESTA dai bulli era minima: pretendevano dieci euro. Gli agenti della Squadra mobile hanno fotocopiato la banconota da consegnare ai bulli e dopo l’estorsione sono intervenuti fermando i due quindicenni. Il giovane che subiva gli atti di bullismo ha dimostrato grande coraggio e forza di volontà nello spezzare, con l’aiuto della Polizia e della scuola, il sistema di violenza. «IN UN PRIMO MOMENTO - ha spiegato il commissario capo Esposito - il ragazzo arrestato ha cercato di negare; poi di fronte l’evidenza delle prove ha smesso di negare. Era sotto choc, non si aspettava che la cosa potesse finire così e quando ha capito che non aveva scampo, si è reso conto che le conseguenze sarebbero state pesanti perché il reato di estorsione è molto grave». Il 15enne è scoppiato in lacrime rendendosi conto dei guai in cui si trovava. Il difensore, l’avvocato Gabriele Magni, attende ora l’interrogatorio di convalida. L’estorsione è avvenuta durante l’orario scolastico e la famiglia del ragazzo arrestato è stata subito informata dell’accaduto. «I FAMILIARI - spiega Esposito - sono rimasti sconvolti dall’accaduto. Si tratta di una famiglia normale, senza alcun precedente penale di alcun tipo. Una famiglia di lavoratori che non si aspettavano che i problemi già manifestati a livello scolastico potessero sfociare un atto di tale rilevanza penale». Ora si è in attesa della convalida dell’arresto ma le posizioni del ragazzo e del suo complice non sono certo facili. Il rilievo penale per l’estorsione e la minaccia, oltre che per le percosse compiute ai danni del ragazzo «bullizzato», è gravissimo.

di STEFANO CASSINELLI— LECCO
IL GIORNO

UNO STUDENTE SU DUE SI DICHIARA VITTIMA DI BULLISMO


Inchiesta del mensile Studenti Magazine alla luce dei più recenti fatti di cronaca. Dai dati emerge che il 66% dei ragazzi intervistati ha raccontato di essere stato, almeno una volta, testimone attivo o passivo di atti di bullismo




Roma, 16 marzo 2009 - Uno studente su due dichiara di essere stato, almeno una volta, vittima di bullismo. Questo il risultato dell’inchiesta sul fenomeno lanciata dal mensile Studenti Magazine, attraverso ‘Studenti.it’, alla luce dei più recenti fatti di cronaca, alla quale hanno partecipato 3.200 alunni delle scuole superiori. Oltre al 50% che ha detto di aver subito atti di bullismo c’è anche un 16 per cento che afferma di non averne subiti, ma di esserne stato spettatore.

Aggregando i due dati si scopre che il 66%, circa due terzi, degli intervistati sono stati, anche solo una volta, testimoni attivi e passivi di atti di bullismo. Solo il 34% dei partecipanti al sondaggio è dunque ‘scampatò a episodi del genere. "Un dato quantitativo - commentano da Studenti Magazine - che ci indica quanto il problema sia reale e concreto".

Sempre secondo i dati forniti dalla rivista, all’Università, invece, la violenza diminuisce nettamente. Infatti dalla stessa ricerca condotta sul sito risulta che "il 54% dei partecipanti, 1200 universitari, non è mai stato vittima di episodi di violenza all’interno dell’Ateneo, contro il 23% che, al contrario, ne ha subiti e il restante 23% che dichiara di non esserne stato vittima, ma di avere assistito a scene di violenza all’interno degli atenei".


Agenzia AGI

Quotidiano.net

venerdì 27 marzo 2009

Bimbe di 5 anni perseguitano coetanea


TREVISO (25 marzo) - Il bullismo approda alla scuola materna. È accaduto in provincia di Treviso e il caso ha suscitato scalpore anche tra gli educatori, poiché coinvolge bambine di appena 5 anni. Gli episodi, ripetuti nel tempo, risalgono a qualche mese fa.Tre piccole, in una struttura per l'infanzia, hanno cominciato a prendere di mira una loro compagna: dispetti, spintoni, prese in giro e parole pesanti. Le mini-bulle manifestavano la volontà di perseguitare sempre la stessa bambina, facendola cadere per terra con sgambetti, isolandola dal resto del gruppo, costringendola spesso a tornare a casa in lacrime. Una sorta di «punzecchiamento» continuo, costante e prolungato che ha messo in allarme le maestre.Per risolvere il problema, che non si limitava ad un singolo dispetto, comprensibile e frequente tra bambini, la scuola ha chiesto aiuto a Telefono Azzurro. «In effetti abbiamo riscontrato un vero e proprio episodio di bullismo infantile, pur essendo le bambine molto piccole» spiega Michela Rossi, responsabile del Centro trevigiano dell'associazione che in questo caso ha messo in moto psicologi ed educatori, risolvendo il problema in modo non traumatico. Individuare un fenomeno del genere per le maestre non è facile, soprattutto in bambini di appena 5 anni, ed è per questo che Telefono Azzurro ha promosso un corso di formazione rivolto agli insegnanti del Veneto che intendono comprendere in che modo intervenire per fermare i bulli e le bulle tra i banchi di scuola e nei cortili delle materne. L'iniziativa è contraddistinta da un doppio appuntamento. Il primo si è svolto ieri nella sede di Treviso, in via Isola di mezzo ed è in questo ambito che è emerso il caso delle "mini-bulle"; il secondo incontro si svolgerà martedì prossimo e vedrà, tra gli altri, la partecipazione del capo della Squadra Mobile di Treviso Riccardo Tumminia.«Desideriamo rispondere agli appelli degli insegnanti ma anche delle famiglie, affinché queste forme di disagio infantile e adolescenziale vengano affrontate nel modo corretto e non dilaghino» precisa Michela Franzin, responsabile del settore formazione di Telefono Azzurro. Nella provincia di Treviso l'associazione che mira a prevenire forme di violenza o disagio, ha coinvolto l'anno scorso nei laboratori didattici oltre 800 ragazzi, le loro famiglie e gli insegnanti. «Un lavoro capillare in cui è più volte emerso il problema del bullismo che si esprime in diversi modi, a seconda delle fasce d'età» aggiunge la dottoressa Rossi. I più piccoli tendono a vessare i loro coetani con dispetti, spinte, sgambetti o isolandoli dal gruppo di gioco, mentre i ragazzini più grandi approdano al “cyberbullismo” che utilizza cellulari e internet (blog, forum, chat) ponendo la vittima al centro di un vero e proprio ricatto. Per arginare il fenomeno che sta assumendo aspetti sempre più preoccupanti, oltre ai corsi per insegnanti e agli interventi in supporto delle scuole che chiedono aiuto, Telefono Azzurro ha promosso dei pomeriggi in libreria per genitori e bimbi. Come è indicato anche sul sito www.azzurro.it si affronterà il tema del bullismo all'interno della più ampia sfera di diritti-doveri dei più piccoli.

il gazzettino.it

mercoledì 25 marzo 2009

Bullismo: la scuola come un ring



Emergenza educativa: il concetto è forse troppo abusato ma non ne viene in mente un altro per definire quel che sta accadendo a Olbia. E non in una scuola sgarrupata di un quartiere ghetto ma in un normale istituto del quartiere residenziale della città, inserito tra belle ville con parco ed eleganti complessi residenziali. Una scuola senza nome, come quasi tutte nella città che detiene il poco invidiabile record della dispersione scolastica. Si chiamano col nome delle vie, via Veronese, nel caso specifico, succursale della storica Ettore Pais. In via Veronese per due notti di seguito, per la quarta volta in pochi mesi, è accaduto quel che in una scuola non dovrebbe accadere mai: un paio di sventurati bulletti ha imposto la legge del più prepotente. Semplicemente aprendo una pompa e rendendo inagibile l’edificio. Mercoledì notte una telecamera li aveva ripresi, con un cappuccio sul viso, l’atteggiamento spavaldo. Ieri diversi ragazzi sono stati sentiti a lungo, accompagnati dai loro genitori. Per tutta risposta giovedì i bulli sono tornati all’opera e questa volta sono riusciti a non farsi riprendere. Sono partite le contromisure: indagini più serrate dei carabinieri (che potrebbero aver già identificato almeno uno dei responsabili), nuovi sistemi di vigilanza, ronde notturne di barracelli e volontari. Tutte utili. Ma ciò che è davvero indispensabile riguarda gli educatori, genitori e insegnanti, con il difficile compito di recuperare la scuola come palestra delle idee e non come ring per imporre la legge del più stupido.


UNIONE SARDA.it